
Nel mondo contemporaneo lo spazio dedicato ai mercati non è più inteso come “vuoto urbano”, riempito di bancarelle e banchi mobili, i quali, terminate le ore dedicate alla vendita, lasciano il posto a un piazzale vuoto e anonimo. Si tratta, invece, di oggetti d’arte che assumono la funzione di involucro dello spazio adibito agli scambi.
All’interno è tutto un susseguirsi di colori, forme e suoni, che rapiscono il visitatore quasi assuefatto dall’esposizione dei prodotti. Infatti molto spesso la merce viene mostrata ai potenziali acquirenti quasi si trattasse di un’opera d’arte: la frutta è correttamente posizionata pezzo per pezzo, per gli ortaggi si procede allo stesso modo; quasi ci si dimentica dello scopo per il quale si è raggiunto il mercato, per lasciar posto all’osservazione “dell’esposizione”.
Di conseguenza, diventa opera d’arte anche la costruzione dell’edificio che ospita uno spaccato di vita, un’istantanea della comunità, che si ripete uguale a se stessa nei secoli, ma che, allo stesso tempo, ha modificato il luogo, il tipo di commercio e la tipologia di scambio che avvengono all’interno.
L’essenza del mercato è l’essere un luogo d’incontro e socializzazione, dove i rapporti umani contano quasi più della merce esposta; l’essere occasione di contaminazione tra luoghi e culture distanti e allo stesso tempo spazio contenitore di mutamenti e novità da diffondere.
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